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Sito Gruppo Italiano Resistenza Erbicidi (GIRE) Storia

Storia della resistenza agli erbicidi in Italia

Tra la fine degli anni ’70 ed inizio degli anni ’80, la resistenza era un problema marginale ed interessava la coltura del mais con popolazioni di Solanum nigrum, Amaranthus spp. e Chenopodium album resistenti all’atrazina. Queste resistenze hanno avuto uno scarso impatto pratico sia per la disponibilità di numerosi prodotti alternativi sia per la ridotta fitness delle infestanti resistenti. Dopo la limitazione d’uso dell’atrazina nel 1986 (e successiva abolizione), l’ assenza della pressione di selezione imposta dall’erbicida ha permesso nel giro di pochi anni di ripristinare l’equilibrio a favore delle popolazioni suscettibili.

Fino alla prima metà degli anni ’90, non si sono più avuti casi di resistenza. Dopo l’introduzione sul mercato di famiglie di erbicidi estremamente efficaci con un sito di azione molto specifico (es. le solfoniluree che inibiscono l’acetolattato sintetasi (ALS) ed i graminicidi inibitori dell’acetil-coenzima A carbossilasi-ACCasi), le prime segnalazioni di resistenza agli inibitori dell’ALS sono comparse in alcune infestanti del riso, Alisma plantago-aquatica, (1994) e Schoenoplectus mucronatus, (1995) e del frumento duro, Papaver rhoeas (1998). Mentre i primi casi di resistenza agli inibitori delle ACCasi sono stati segnalati in alcune graminacee festucoidee: Avena sterilis (1992), Lolium spp. (1995) e Phalaris paradoxa (1998). Attualmente, le specie coinvolte nel fenomeno della resistenza sono in aumento e si osserva un allargamento degli areali interessati sia per quanto riguarda la resistenza agli inibitori dell’ALS che delle ACCasi. In particolare, è stata recentemente confermata la presenza di popolazioni di Sorghum halepense e Digitaria sanguinalis resistenti agli inibitori dell’ACCasi in colture dicotiledoni (soia, pomodoro, melone). Sono state inoltre identificate popolazioni di Echinochloa crus-galli resistenti agli inibitori dell’ALS utilizzati in mais e riso e popolaziomi di Sinapis arvensis resistenti agli inibitori dell'ALS in frumento. Un nuovo fronte è stato aperto molto recentemente con la conferma della presenza di popolazioni resistenti al glifosate in vigneti della provincia di cuneo ed in uliveti della provincia di Lecce.

Dato che il fenomeno della resistenza in Italia è in continua evoluzione, l’impostazione del diserbo nelle principali colture dovrebbe rientrare in un piano di “gestione della resistenza” dove si adottano delle strategie per evitare dapprima la selezione di nuovi casi di resistenza e poi limitare ove presente la sua diffusione spaziale. Dato che c’è attualmente una stasi di introduzioni sul mercato di erbicidi con nuovi meccanismi di azione ed una perdità significativa di p.a. in commercio dovuta al processo di ri-registrazione imposto dalla direttiva europea 91/414/EEC, una oculata gestione è necessaria per preservare, nell’interesse comune, l’efficacia dei prodotti rimasti sul mercato. La resistenza non è un problema irrisolvibile ma richiede una gestione nel tempo attraverso comportamenti responsabili ed un controllo integrato delle malerbe basato sull’utilizzo e la rotazione di tutti i mezzi a disposizione. Lo studio e la gestione della resistenza agli erbicidi ha un ruolo chiave nella protezione delle piante coltivate in una agricoltura sostenibile.

Nascita del GIRE

Dopo i primi casi di resistenza agli erbicidi in alcune infestanti del riso, e di fronte all’esigenza di incrementare il livello di conoscenza e convogliare agli operatori del settore un’informazione veloce, efficace, completa e condivisa, nel 1997 si è costituito il Gruppo Italiano di lavoro sulla Resistenza agli Erbicidi.

Il gruppo è costituito dai rappresentanti delle società agrochimiche titolari della registrazione e/o commercializzazione dei prodotti erbicidi interessati da fenomeni di resistenza, dai rappresentanti del mondo accademico e della ricerca. Il GIRE si è occupato dapprima di flora infestante resistente agli inibitori dell’Aceto Lattato Sintasi (ALS) in riso dove ha condotto una intensa opera di monitoraggio, ricerca e divulgazione. Visto l’evolversi della situazione, il Gruppo ha avvertito la necessità di estendere la sua attività ad altri sistemi colturali interessati da fenomeni di resistenza agli erbicidi.